GROWL in Italy

Welcome to the grind

Category: ** Recensioni ** (page 2 of 3)

Heresiae

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Recensore: Simon

“EP 2011”


5 brani con intro incluso davvero promettenti ed interessanti per questa band veneta nata dal 2009. Con una buona produzione che cerca di rendere tutti gli strumenti nitidi e puliti, gli Heresiae ci propongono quello che sta diventano ormai death metal moderno. Infatti da una base di death americano/brutal (Morbid Angel/ Deicide) ecco che il combo non disdegna scorribande ferali di breakdown deathcore o sfuriate tecniche ed elaborate. Sono solo spunti che la band potrebbe ampliare in futuro ma che aiutano a non proporre una miscela musicale ritrita o troppo nostalgica. It’s only human frailty è buon biglietto da visita per questo EP, meno di 3 minuti di furia ma è con Drone Existence che le cose si fanno più interessanti. Si nota l’ottimo lavoro ritmico di batteria (Davide Tonin) e delle chitarre (Francesco Petucco), dove i Nostri tentano di non ripetere troppo spesso gli stessi schemi ma nemmeno di incasinare l’ascoltatore con partiture troppo complesse. La qualità di questi brani sta principalmente nella non eccessiva lunghezza (media dei 3 minuti) e, come detto prima, non scade in un tecnicismo troppo progressive, per una proposta musicale che vuole rimanere death metal. Ma il meglio sono i due ultimi brani, quasi come se stessimo ascoltando la crescita stilistica degli Heresiae. In RRR la band mostra tutto il suo potenziale, per chi scrive è il brano migliore, ben strutturato e finalmente con un bell’assolo di chitarra, deciso, assassino e non troppo minimale, cosa che invece difettano gli altri brani. Ecco un consiglio alla band, di dare spazio al solismo chitarristico, perché non sfigurerebbero su brani così micidiali dei bei assoli. Chiude Life Moulders Away, dove si superano i 4 minuti, altro bel brano cui non sto a ripetermi, ma sottolineo come la band sia qui quasi al passo di voler osare di più. In conclusione un bel lavoro che può essere un ottimo trampolino di lancio, se la band riuscirà a sviluppare e maturare il proprio stile la strada sarà sicuramente in discesa.  Consigliato
Voto 7,5
01 – Intro

                                                          02 – It’s only human frailty

                                                               03 – Drone existence
                                                                            04 – RRR
                                                               05 – Life moulders away

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(EchO)

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Recensore: Nina Ramirez

DEVOID OF ILLUSIONS


Siamo coscienti che la vita è un cammino di estenuanti lotte interiori, è questo ciò che deduciamo all’ascolto di questo full lenght.  Difficile l’interpretazione esaustiva da poter dare al lavoro di questi sei ragazzi bresciani. Si nota sin da subito la buona qualità di registrazione e un buon mixaggio, tutto ben curato dal grande Greg Chander degli inglesi Esoteric, un biglietto da visita degno di ogni nota. Dopo due demo, questa doomband ci regala finalmente un full-lenght interessante ed esaustivo, che decreta senza ombra di dubbio, il grande lavoro svolto dal 2008 da questo gruppo e la loro bravura nel concepire brani talentuosi. L’Intro di Devoid Of Illusions è un antipasto gradevole prima di Summoning The Crimson Soul che inizia con un incipit alla Paradise Lost. Un growl cavernoso e cupo ci dà il benvenuto nel mondo (EchO), una sorta di riff ammalianti di chitarra e accordi piacevoli e sognanti di piano ci catapultano subito in un intensa atmosfera in chiave doom metal con inserti azzeccati di sano death a contrapporre questa melanconica estaticità allusiva nei meandri dell’inconscio, del lato oscuro della vita. “Stiamo cadendo giù, così giù da toccar terra…la mia paura inizia in queste ore di disperazione…si muore per amore..”. Decisamente mera introspezione ciò che preannuncia questo full-lenght, e allora…lasciamoci sedurre. Un intro del piano di Simone Mutolo risolutamente in pieno stile Anathema unito all’oscuro growl di Antonio Cantarin e un tocco di teatralità, sono gli ingredienti di Unforgiven March ben serviti su un piatto di considerevoli ed accattivanti riff delle chitarre di Mauro Ragnoli e Simone Saccheri. Siamo di fronte ad una proposta veramente condita con grande tecnica e molta…molta personalità. Dolci e seducenti i clean vocals nella seconda parte del pezzo, è una continua ricerca dell’io interiore, un continuo confondersi tra il tempo, l’amore, la speranza e il voler scomparire.  Di gran lunga il pezzo, forse, più introspettivo e toccante di questo lavoro discografico, The Coldest Land, dove qui, la matrice doom/alternative viene interpretata a dovere, “Siamo ombre sotterranee…” e con ciò gli (EchO), possono confermarsi tra le poche band italiane capaci di interpretare con grande talento quello che tutt’oggi è ancora un genere di nicchia e piuttosto difficile da sviluppare con idee nuove e personali nonostante le molte proposte fiorenti giorno dopo giorno. Con bellissimi giri di basso, Agostino Bellini apre Internal Morphosis, rimembrando un gusto particolarmente progressiv dove anche la batteria di Paolo Copeta lascia il suo tocco personale e suggerirei un’interessante e lieve rivisitazione in chiave nu-metal in qualche passaggio finale. La morsa latente continua nella sua poesia introspettiva con Omnivoid e Disclaiming My Faults assuefatta da riff di chitarra a tributo degli Insomnium di Across The Dark. Questo stupendo viaggio è concluso con la toccante Once Was a Man dove la voce del frontman esalta emozioni sorprendenti, mentre il gran finale con Sound From Out of Space, vede l’entrata dello stesso Greg Chander cospargendo di sano funeral doom il pezzo. Diciamo che se questi ragazzi volevano farci raggiungere l’estasi, bè, ci sono egregiamente riusciti. Bravi! 

01. Intro

                                                       02. Summoning The Crimson Soul

03. Unforgiven March
04. The Coldest Land
05. Internal Morphosis
06. Omnivoid
07. Disclaiming My Faults
08. Once Was A Man
09. Sounds From Out Of Space

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Seelenmord

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Recensore: Nina Ramirez

“…and we will FIND only SOLITUDE” -Part.I-

Lugubre è il sentiero che ci fanno percorrere i due argentini Enrique e Daniel in questa prima parte di Ep di cinque tracce autoprodotte. Questo è un progetto black metal in piena regola, con un accentuato gusto depressive. Degli elementi canonici del BM non manca nulla, la voce straziante e soffocata si impronta su uno scream nostalgico, davvero ottimi in linea generale i riff e i passaggi armonici delle chitarre nei vari pezzi, la batteria, sicuramente programmata forse fa storcere un po’ il naso nel contesto ma tutto sommato riesce comunque a risaltare con un suono non troppo finto. “Disperatamente alla ricerca di un immagine o semplicemente un ricordo che possa alleviare le nostre sofferenze. Sotto un velo di pioggia, altro non è che il mondo imbevuto di lacrime…” è solo un pezzo del testo di The World cries in rain, la prima song dell’EP, la quale con tutta sincerità ha il merito di portare con se tutto il significato intriso di questo progetto, in riferimento sia all’artwork e al titolo voluto. Qui le chitarre portano un compito difficile ma svolto con saggezza di forma e proposta, ci consolano ci cullano nella solitudine, ci mettono a contemplarci con l’inganno della vita in silenzio, guardando dinanzi a noi le gocce di pioggia cadere dalle foglie, sentire parole mormorate dal vento per poi perderci nell’oblio di domande dentro noi stessi, il tempo che giunge ad una fine ineluttabile. Da sottolineare anche At the edge of the abyss e Beneath the rubble, che continuano con egregi riff di chitarra corposi e ben supportati dallo scream ruvido e graffiante. Ottima prima parte direi, per questo progetto argentino, emozionante e palpabile, aspettiamo con entusiasmo la seconda parte di questo sentiero di solitudine.

01.The World Cries in Rain

02.Hunters
03.At the Edge of the Abyss
                                                              04.Beneath the Rubble
                                                                         05.Nothing

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Acheode

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Recensore: Luke

ANXIETY
Quello che ci troviamo per le mani oggi è il debut album degli Acheode, band attiva dal 2007. L’album è intitolato Anxiety, il quale funge da simbolo alla loro ossessione tra feti e vecchiaia, nonchè un notevole tributo al sofisticato concetto dell’angoscia del filoso danese Søren Kierkegaard,  un disco composto da 8 tracce di ferocissimo Technical Death Metal di ottima matrice. L’album si apre con Parasitic Gangrene, brano abbastanza esaustivo sulla tipologia di proposta dei nostri, tutti gli elementi di forza sono presenti con un susseguirsi di sweep blast-beat velocissimi ed una voce growl cavernosa che accompagnerà l’intera durata del disco. Il sound del combo potrebbe essere paragonabile agli ultimi lavori degli Hour of Penance mescolati con i Dying FetusUn grosso applauso va fatto ai chitarristi Fabio Morreale e Renè Montresor che, grazie alle loro otto corde, hanno saputo intrecciarsi tra sweep e soli per niente scontati e di ottima fattura, forse con un richiamo quà e là ai giochi d’arpeggi alla Infernal Poetry, rendendo così più digeribile la proposta del gruppo. Filippo Vanoni e Umberto Minari invece, sono una sessione ritmica di tutto rispetto rendendo questo album di debutto un vero e proprio carro armato di potenza Acheode implacabile. L’artwork è stato curato dal francese Remy di Headsplit Design.

Marco De Martino – voce
Filippo Vanoni – batteria
Fabio Morreale – chitarra
Renè Montresor – chitarra
Mattia Sciannella – basso

La tracklist : 
01. Parasitic Gangrene

                                                                  02. Exhausted Bodies

03. Abhorrence
04. Unceasing
05. Blatant Disregard
06. Collapse
07. Feed The Fetus
08. Anxiety
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From The Shores

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 Recensore: ElenaP.

PROMO 2011
(Self-production)
Sei, solo sei, minuti di anticipazione… e siamo tutti in attesa del resto. “Promo 2011” dei From The Shores mette sul tavolo due traccie sofisticate ed eterogenee che solleticano la nostra curiosità. Veneziani doc, attivi dal 2008 e con un EP alle spalle, i From The Shores aprono al nuovo full lenght con Lack of Light ed Incest of Thoughts due piccole chicche death caratterizzate da una potenza furiosa e perfezione tecnica. La strada fatta dall’EP precedente, già molto buono, si sente. Lack of Light è un turbinio di drumming e growling, martellanti, inarrestabili. L’attacco è dei migliori, espressione corale della furia strumentale e vocale. Serpeggia poi nel pezzo un gusto black che, sibilando, si insinua flessuoso nel ritmo frenetico e, a tratti, quasi lisergico. Incest of Thoughts rivela invece la flessibilità dei From the Shores. In continuità con la traccia precedente si apre potente e martellante ma lascia un inaspettato e piacevole momento di respiro nel quale la qualità del gruppo emerge in modo trasparente. Riprende poi verso la conclusione con la stessa sinuosità black di Lack of Light. Un piccolo cerchio che si chiude in sei minuti e che ci lascia come dopo una scossa elettrica: fulminati, un pelo storditi… ma pronti a rifarlo! Full lenght highly required: people, stay tuned.
                                                                     TRACK LISTING:
01.Lack of Light
02.Incest of Thoughts
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LVX

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Recensore: Nina Ramirez

 LONELINESS
 PRIMO VIAGGIO – MONTE AMIATA


Possiamo di certo definirlo un concept, questo primo viaggio verso il monte Amiata. Dobbiamo prima di tutto capire dove ci troviamo e forse in quale epoca. Il monte Amiata che tuttora si trova nella Toscana meridionale, è un antico vulcano ormai spento. Per gli Etruschi l’Amiata era la terra sacra dove vi dimorava Tinia, ovvero quello che per i romani sarà poi Giove. Dal latino “Ad Meata” ovvero “Alle sorgenti”, ed è forse qui la risposta a ciò che stiamo cercando, un viaggio per raggiungere l’eterno o per ricercare la rinascita?. Il viaggio comincia con una voce narrante, potremmo senza dubbio essere n un convento, le parole di monaco deciso a ricredere e a farsi domande senza giungere a risposte certe sul Dio a cui ha sempre creduto. La vita è forse un giocare a scacchi con la morte, il terrore è figlio del buio... Una colonna sonora ambient/drone creata da soli tastiere, ti prende per mano e ti porta verso l’oblio percorrendo un ignoto sentiero. La rivoluzione spirituale annunciata dalla voce narrante nella terza traccia del disco, è offuscata dal rumore del vento, siamo nel fitto bosco intenti a procedere verso la vetta. Le bonus track concludono il viaggio con accordi armonici nel termine di questa colonna sonora penetrante con l’inserto di urla lancinanti (Funeral Fog), strazianti quasi a voler parlare di se, del triste passato e l’agognante futuro che ci attende. Un concept ben ispirato, che da merito alle parole per far entrare nel vivo di questo viaggio chi ascolta. 

Track Listing:
01.Una fredda notte
02.In cima alla vetta
03.Loneliness in winter
Bonus track:
04.Nero invero
05.Nero inverno (feat. Funeal Fog)
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Satvrnia Tellvs

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Recensore: Nina Ramirez
ELYSIVM
Satvrnia Tellvs, one-band di tutto rispetto, si presenta con un bel disco, a primo impatto quello che ne concerne è un artwork ben stampato e con tutte le lyrics, sicuramente il desiderio di far entrare l’ascoltatore dietro al velo di Parrasio di questa proposta. Le affinità poetiche con la storia antica sono ben permeate già nella prima traccia che dà il titolo a tutto il progetto. A primo ascolto ciò che balza subito all’orecchio è la scelta del suono troppo finto della batteria e delle tastiere poco curate, dovuto in parte all’ingenuità giustificabile dell’essere un disco di debutto. La voce graffiante però dà esplicitamente quel senso di eterna memoria sussurrata, anche se con uno scream privo di sfumature. La proposta si avvicina a quella già affrontata in passato dal veneto progetto di L’ordre du temple sia dal punto di vista musicale che lirico, accumunati entrambi dal fatto di essere una oneman-band.“S’ode il volo degli uccelli scappar lontano..oltre le innevate montagne..all’orizzonte vi si stanzia sola desolazione..cupa sovrana” così l‘Ipervio sentiero trasfigura echi di un cammino desolato e La via per l’essere è un cullarci prima della fine di questo viaggio lontano nel tempo. La scelta di una piccola parte di pulito in La via dell’essere è una sopresa azzaccata, che accompagna armoniosamente il fragore di questa eterna solitudine. Luce dello spirito tende in una sorta di ripetitività a questo punto del disco ma l’ultimo pezzo dedicato a Parnaso, tral’altro bonus track del cd, funge da risveglio. Incessanti colpi di batteria, riff interessanti di chitarra, ci fanno scalare il grande monte con estrema audacia ..“La sulla vetta s’erige lo splendore in cui brilla la luce dell’antica saggezza”.
Track listing:
01.Saturnia Tellus
02.Viaggio verso la conoscenza
03.L’impervio sentiero
04.Sol invictus
05.La via dell’essere
06.Luce dello spirito
07.Elysium
08.Parnaso (Bonus track)
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Vault 13

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WE ALL BLEED
Nuovo lavoro discografico per i veneti Vault 13, questi cinque ragazzi si destreggiano proponendo un punk/hardcore all’americana. Ottima la proposta iniziale con We all bleed, Destroyer e Your biggest mistake, e a primo ascolto nel complesso, le tre tracce più interessanti. Un ritorno al punk fine anni 90′ con un po’ di scream per rendere più aggressivo il sound e l’aggiunta di inserti elettronici, questo è quello che caratterizza il gruppo, rimandi ad un certo punk dei Green Day e al metalcore degli  A Day To Remember . La loro è sicuramente una proposta che cerca di prendere la maggioranza del pubblico essendo abbastanza melodici e di facile fruizione. Album ben prodotto, ed artwork d’ispirazione horror e fumettistico che ben giustifica il nome di questo gruppo, ispirato al concetto del sangue come rinuncia. Consigliato agli amanti del metalcore di ultima generazione e alle sonorità festaiole.
La tracklist:
01.Transfusion
02.We all bleed
03.Destroyer
04.Your biggest mistake
05.An ode to my enemyes
06.Healing
07.Believe nothing
08.Death wish
09.What goes around comes around
10.Redeemer
11.The rescue
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Antigama vs Psychofagist

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9 PSALMS OF AN ANTI-MUSIC TO COME

Interessante split questo che ci troviamo per le mani che vede a confronto i polacchi Antigama e gli italiani Psychofagist.
9 Psalms Of An Anti-Music To Come si apre con le prime quattro tracce a cura degli Antigama che ci presentano un connubio tra grind e noise il primo brano proposto Missing the Past è di chiara matrice Napalm Death  mentre la successiva Paranoia Prima è decisamente più industriale si nota come la band abbia voluto utilizzare questo split per sperimentare il connubio del sound grind con quello più tecnologico del industrial la successiva For Just One Breath ha un retrogusto tribale.
I Psychofagist aggrediscono subito l’ascoltatore con una serie di sfuriate e accordi aperti per stordire il povero ignaro malcapitato Apophtegma Nonsense dal vivo sarà un pezzo in grado di regalare molti lividi agli amanti del pit interessante il lavoro di basso a cura di Marcello Sarino soprattutto sulla conclusiva cover di Tom Waits
Album consigliatissimo a tutti gli amanti delle sonorità estreme e sperimentali. Vi consigliamo di tener d’occhio i Psychofagist perché presto potrebbero regalare delle belle sorprese a tutti

TRACK LISTING:
Antigama
01. Missing the past
02. Paranoia prima
03. For just one breath
04. Finito
Psychofagist
05. Apophtegma nonsense
06. Carne marcia tremula
07. Initiation
08. Aritmia
09. Misery is the river of the world (Tom Waits cover)
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Disease Illusion

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BACKWORLD


I bolognesi Disease Illusion arrivano al loro debutto discografico con la belga Ultimhate Records. Backworld è un album interessante per tutti i fan della nuova corrente melodeath difatti il combo propone un mix di influenze che viaggiano tra gli ultimi lavori dei Dark Tranquillity e il metalcore degli Heaven Shall Burns il tutto miscelato con maestria, i ragazzi ci sanno fare col proprio strumento, si possono notare subito a primo ascolto gli interessanti intrecci di chitarra tra Dario e Federico, il martellamento costante di Gaio sulle pelli sostiene l’intero prodotto, però chi la fa veramente da padrone su tutto il prodotto è il cantante Fabio che si dimostra abile nel alternare scream di tonalità più o meno bassi che ipnotizzano l’ascoltatore. Brani come One Last Breath dal quale è estratto anche un videoclip, Predator e The Truth sono i brani più riusciti nell’intento di mescolare il sound melodeath. Sostanzialmente non possiamo urlare al miracolo per questa uscita ma certo è un ottimo inizio di carriera in più bisogna essere fieri di avere una band di questo calibro in giro per l’Italia. Disco consigliato a tutti gli amanti delle sonorità di Göteborg e della nuova corrente metalcore teutonica.



TRACK LISTING

01. Last Murder
02. Eyes Of the Medus
03. Predator
04. From Ashes To Dust
05. Denied
06. One Last Breath
07. The Truth
08. Evrything Into Nothing
09. Redemption Of The Dreamer
10. Light On This Earth
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